romagna arte e storia

Rivista di cultura

 

n.111, a. XXXVII / XXXVIII  2017-2018, numero monografico

BRIGANTI E MALFATTORI

Intervista:

Dino Mengozzi, La Romagna dei briganti e dei sovversivi. Stereotipi e rappresentazioni
in età moderna e contemporanea.
A cura di Dante Bolognesi

 

Ricerche:

Oreste Delucca, Rimini 1465: Isotta degli Atti e Giacomo Anastagi. Impudicitiae
e impiccagioni nella crisi di transizione del Vicariato riminese

Giancarlo Cerasoli, "Va mo’ segur tu, o fìdate del mondo!". Crimini e criminali nei dipinti
votivi del santuario di Santa Maria del Monte a Cesena tra XV e XVII secolo

Giordano Dalmonte, Scandali e violenze nella Bassa Romagna del Settecento

Rosita Boschetti, Omicidio Pascoli. Il complotto

Giordano Conti, Wall Street 1920. L’anarchico Mario Buda e la strage del secolo

 

Scheda:

Pier Giorgio Pasini, Masôn dla Blona e il Beato Amato di Saludecio

 

BRIGANTI, MALFATTORI E SOCIETÀ VIOLENTA
METAMORFOSI DEL ROMAGNOLO ‘ARDITO’

Ai “briganti” e ai “malfattori” è dedicato l’ultimo numero della rivista “Romagna arte e storia”, n. 111 del 2018. Attraverso documenti d’archivio, i saggi qui raccolti ripercorrono la violenza in Romagna dall’età moderna alla contemporanea, a partire dalla società, ovvero dalle relazioni tra privati, esemplificate da Isotta, rimasta quasi sola alla testa del Vicariato riminese, nel 1465, che fece impiccare il consigliere del marito, Sigismondo Malatesta, per punirlo di voler rivelare al marito un’avventura amorosa. Un fatto rimasto misterioso, rivelato da carte inedite rinvenute da Oreste Delucca.

In verità, tale potere femminile costituisce un’eccezione, perché la società era squilibrata a danno delle donne, come documentano una serie di casi settecenteschi ripescati dall’archivio della curia vescovile di Imola, nei quali giovani ragazze sono vittime della prepotente energia virile di ecclesiastici, specie nelle parrocchie isolate a Massalombarda, Lugo, Budrio. Con linguaggio crudo, su cui si sofferma Dalmonte, le ragazze raccontano delle gravidanze e dei tentativi dei parroci di sbarazzarsi dei frutti delle pratiche illecite.

 

È in questo tipo di società che la violenza più manifesta si esprime attraverso il brigantaggio e che in Romagna si salderà sulla figura del Passatore. La cui memoria durevole si spiega col passaggio dalla società tradizionale alla nuova società unitaria, borghese. Nel nome del Passatore, come raccontano Dante Bolognesi e Dino Mengozzi, la violenza si trasforma in aggressività di “partito” e come tale caratterizza la “scoperta” della politica in Romagna, i cui tratti sono semplici quanto definiti: anticlericale, antiliberale, radicale, secondo le inflessioni repubblicana, anarchica. Insomma, la Romagna degli “uomini rossi”. La prima legittimazione della figura del Passatore è opera di Garibaldi, lui stesso esempio di élite risolute, capaci di trascinare i ceti popolari con il carisma.

Un bandito condotto al patibolo. Xilografia nel frontespizio della storia di del brigante Mason dla Blona stampata a Bologna nel 1786.

La società popolare romagnola resta ancora per tutto l’Ottocento sostanzialmente immersa nel miracoloso. Gli ex voto analizzati da G. Cerasoli ci parlano di una vita fragile. Nella quale i repubblicani egemoni, specie se reduci garibaldini, designano il nemico pubblico nel voltagabbana, ovvero chi ha accolto le nuove regole del mercato e le istituzioni unitarie. Il “voltagabbana” è spesso uomo d’affari, che commercia nelle granaglie e per questo è facile da fare passare come “affamatore del popolo”. In questa categoria morale, oltre che politica, è collocato Ruggero Pascoli, padre del poeta, e la violenza si abbatterà su di lui, per mano di una squadra repubblicana, come documenta Rosita Boschetti, attraverso carte di prima mano.

Il romagnolo violento, dunque, è una costruzione di élite politiche “rosse” che fanno della memoria del Passatore un titolo di nobiltà e la trasformano via via nella figura del “malfattore”: il malpensante, l’anarchico, il ribelle all’ordine costituito, sul tipo di Cipriani, ma di portata perfino internazionale. Come ricorda Giordano Conti, era di Savignano Mario Buda, anarchico emigrato negli Usa e intimo di Sacco e Vanzetti, che fece saltare nel 1920 un carro carico di tritolo, all’angolo di Wall Street, provocando 33 morti e duecento feriti, per colpire i capitalisti.

Uomo che subisce tre torture. Ex voto del XVI secolo al Santuario di Santa Maria del Monte di Cesena.

Mussolini non ebbe simpatie per il mito del Passatore e cercò di espungerlo dalla romagnolità, ma il suo profilo si ripresentava con il partigiano Corbari e poi con la barba mosaica del profeta sulle etichette dei vini di Romagna. Ma le sue metamorfosi non erano finite. L’irrompere del turismo negli anni ’60 del secolo scorso comportava la trasformazione del mito della “diversità” romagnola nel più quieto mito dell’ospitalità, interpretato da un tipo di seduttore da spiaggia, dai gesti cavallereschi antichi, avventuroso quanto un “brigante”, che affascinava le turiste nordiche, quando si sentivano trascurate da mariti troppo occupati dalla carriera.

Alessandro Cesare Martinelli aggredito dai banditi. Ex voto del XVII secolo al Santuario di Santa Maria del Monte di Cesena.

Il fascicolo contiene otto contributi a firma di Dino Mengozzi, Dante Bolognesi, Oreste Delucca, Giancarlo Cerasoli, Giordano Dalmonte, Rosita Boschetti, Giordano Conti e Pier Giorgio Pasini.

Romagna arte e storia, quadrimestrale di cultura, n. 109, a. XXXVIII, 2018. Redazione: info@romagnaarteestoria.it | www.romagnaarteestoria.it.
Cura dell’edizione e abbonamenti: “Il Ponte Vecchio”, Cesena, editriceilpontevecchio@gmail.com | www.ilpontevecchio.com.

 

 
 
 Abbonamenti alla rivista, singoli fascicoli e arretrati possono essere richiesti a editriceilpontevecchio@gmail.com

Locandina invito per il 20 febbraio 2015

index