romagna arte e storia

Rivista di cultura

  

Ferruccio Farina

SPETTACOLI D'AVIAZIONE A RIMINI NEL 1911

n. 16, a. VI, 1986

Abstract

 

 

 

Rimini in volo:palloni ed esperimenti aviatori tra XVIII e XIX secolo
A Rimini il primo a tentare l'impresa dei fratelli Mongolfier, fu tale Felice Manduchi che l'8 maggio 1785 lanciò un
pallone aereostatico dal piazzale antistante la Chiesa di San Gaudenzo (sorgeva sull'area dell'attuale Palazzetto dello Sport). L'esperimento fece scalpore e fu minuziosamente annotato dai cronisti del tempo: "Il Pallone si alzò molto in alto e spinto dal vento cadde alle falde del vicin colle di Covignano. Il popolo accorso in folla allo spettacolo ... ne rimase estremamente divertito". Nello stesso anno altri due riminesi l'imitarono: il 24 maggio fu il Marchese Michelangelo Diotalevi "uomo voglioso della meccanica", che "ne costruì uno bellissimo sulle med.ma traccia di Mongolfier che fu lanciato dal cortile del sig. Gabriele Franzi. Si alzò di grande altezza e cadde dillà di Covignano". L'entusiasmo per l'aria coinvolse anche due sacerdoti che costruirono un pallone alto venticinque piedi romani "tutto bianco" con all'intorno un motto tratto da Ovidio chiaramente riferito ad Icaro: "IBIMUS ILLAC, OMNIA POSSIDEAT NON POSSIDET AERA MINOS": Il pallone "benedetto" cadde nelle vicinanze di Cattolica. Dal 1785 i lanci di palloni, con o senza navicella, con o senza passeggeri, spesso come corredo di acrobazie ginnico aeronautiche, si ripeteranno con sempre maggior frequenza e divennero la specialità di compagnie itineranti francesi. Luogo abituale dei lanci diverrà, nell'Ottocento, il "Giuoco del Pallone".
 

Sulla scia di Mongolfier.
Incisione in rame, con le istruzioni per la costruzione di una pallone aerostatico, allegata alla cronaca riminese di Michelangelo Zanotti che annota il primo lancio di pallone avvenuto a Rimini l'otto maggio 1785.

Dal 1800 al 1821 il cronista Giangi registra dieci lanci di palloni aerostatici. Nel 1872 un riminese, il prof. Michele Donati, che nel 1855, fu tra concorrenti italiani al premio sulla dirigibilità delle macchine aeree, pubblicò l' opuscolo "Pensieri sull'aereonautica".
Nel 1908 ci fu un tale Usuelli che tentò, senza riuscirvi, l'attraversamento dell'Adriatico con il suo pallone "Condor".
A Rimini il primo esperimento aereonautico avvenne dal 27 al 3 settembre 1911, ancora in era preistorica, e vide partecipare tre assi dell'aria: Romolo Manissero e Roberto Maffeis su monoplano Bleriot e il francese Deroy su biplano Farman. Qualche giorno dopo il raduno, l'8 settembre 1911, Rimini fu la tappa del "Circuito aereo Bologna - Venezia - Rimini - Bologna" organizzato dal Resto del Carlino. Nove furono i piloti alla partenza tra cui i francesi Deroy, Frey e Goubert e le Lasseur de Ranzay. Partecipò anche, fuori concorso, la squadra aerea militare italiana alla sua prima apparizione pubblica. Era composta dal capitano Carlo Piazza, dal tenente Roberti di Castelvetro, dal capitano Francesco Moizo dal tenente Ugo Rossi, e dal sottotenente marchese Giulio Gavotti. Romolo Manissero non poté essere alla partenza per l'incidente capitatogli a Rimini il 27 agosto. Dopo l' esibizione riminese la
squadriglia militare italiana partì per Tripoli e il primo novembre 1911, ad opera del marchese Gavotti, fece registrare il primo bombardamento aereo della storia.
Il 16 aprile 1913 il pilota triestino Gianni Widmer decollò dal prato della Sartona con il suo Bleriot modello 50 ed impiegò undici minuti per atterrare a San Marino, proprio ai bordi di un burrone.
Nel 1914 ad esibirsi con esercizi acrobatici nel cielo riminese fu il celebre De Dominicis.
Nel 1930 nacque l'Aereo Club di Rimini che trasformò il "campo di fortuna" di Miramare in aeroporto e iniziò ad organizzare una lunga serie di manifestazioni aeree sportive di grande successo. Nel 1930 e nel 1931, Rimini fu sede della tappa del giro aereo d'Italia e, nel 1932, dello scalo del Giro Aereo d'Europa. Nel 1935, nel 1937 e nel 1938, l' aeroporto di Miramare fu dapprima tappa e poi sede del Raduno aereo del Littorio che vide partecipare piloti d'eccezione provenienti da tutta Europa. Dal 1948 fece tappa a Miramare il Giro aereo d'Italia, prima manifestazione aereosportiva del dopoguerra.

 

Una stella nel cielo di Rimini
Rimini, domenica 27 agosto 1911: "enorme pubblico assisteva alla prima giornata di gare d'aviazione nel nuovo ippodromo Flaminio. Tanto pubblico a Rimini non s'era mai veduto. Le tribune erano anguste per contenerlo; i secondi e i terzi posti formicolavano di gente. Si calcola che nel recinto vi fossero oltre 10.000 persone e che gli incassi abbiano superato le 15.000 lire, senza contare la fiumana di popolo che era fuori".
Tutto per ammirare tre eroi dell'aria - gli italiani Romolo Manissero e Carlo Maffeis, su monoplano Bleriot, ed il francese Francesco Deroy su biplano Farman - che partecipavano alla diretta dal conte Gregorini Bingham e dal marchese De Medici, organizzata dalla Società Italiana di Aereoplani di Milano e dalla Società Anonima Bagni di Rimini.


 

Rimini tra cielo e mare.
Illustrazione pubblicitaria di C. Medici per la “Grande riunione aviatoria” di Rimini dell'estate 1911.

 

Un po' di Belle Epoque, un po' di futurismo, qualche marchese, belle donne, danarosi e sportivi gentiluomini alla ricerca di piacere e di divertimento: questi gli ingredienti che si trovarono felicemente combinati al Lido di Rimini sul finire dell' agosto 1911.
Dal 1908 Rimini stava vivendo delle stagioni mondane con avvenimenti e personaggi del bel mondo di primissimo piano: tutto grazie ad un gruppo di finanzieri milanesi che avevano ricevuto in appalto il Lido dal Municipio per farne un salotto di gran classe. Vi avevano costruito un magnifico e dipinto tutta la marina di Liberty e di francesismi, insegne ufficiali del bel mondo cosmopolita. E la S.M.A.R.A. e la Società Anonima Bagni di Rimini - queste le Società che si succedettero nella gestione del Lido nel primo quarto di secolo - non lasciavano nulla di intentato per fare di Rimini un grande e raffinato salotto in grado di competere con le sfavillanti stazioni balneari della Costa Azzurra e dei mari del Nord. Nei menu delle stagioni era tutto un susseguirsi di serate di prosa e di operette al Teatro al Lido e di opere al teatro Vittorio Emanuele; di mostre d'arte, di eleganti serate di danze a ritmo di valzer ed a base di Baccarat e di Roulette nei saloni del Kursaal; di corse di cavalli, di gare di biciclette, di convegni automobilistici, di fuochi d'artificio, di concerti di bande prestigiose, di proiezioni di cinematografo, e così via. E nell'estate 1911 s'era andata ad aggiungere a tutto questo spiegamento di festeggiamenti la stupefacente novità di uno spettacolo d'aviazione: i Bagni di Rimini stavano veramente diventando un appuntamento obbligato per i gaudenti di mezza Europa.
In verità, anche prima dell'arrivo dei milanesi, di bella gente al Lido se n'era vista. Vi si erano accasati, per la stagione dei bagni, alcuni bei nomi dell'aristocrazia romana e meneghina, titolati ungheresi e cecoslovacchi e parecchi personaggi del mondo dello spettacolo: Olga Giannini e suo marito Ermete Novelli si erano costruiti una villa dalle parti del porto; Elena Bianchini Cappelli trascorreva i riposi dalle tournée nel suo villino "Vissi d'arte", a fianco dell'Ausa; ed anche Eleonora Duse, la divina, che fu più volte ospite di Villa Adriatica, doveva sentirsi di casa sulla costa riminese, se non altro per aver portato sulle scene la Francesca da Rimini, rivisitata proprio per lei dal grande Gabriele.
Anche
Lyda Borelli , la grande stella del palcoscenico, prossima a diventare diva del nascente cinema muto, vi trascorreva volentieri le vacanze.
Lyda frequentava Rimini almeno dal 1906, da quando, dall'1 al 4 agosto, era andata di scena al Teatro al Lido con la compagnia d'arte drammatica Talli. E, non si sa come, - anche se qualcuno sussurrava sulla compiacenza di qualche spasimante - si era comprata una bella villa nella zona dei Trai, villa Lyda, appunto.


Sull'aeroplano.
Fotografia del 31 agosto 1911 che raffigura Lydia Borelli e Romolo Manissero sul monoplano Bleriot durante la seconda giornata del raduno aviatorio di Rimini. Manissero, dopo aver veleggiato con la diva sul cielo della Riviera, risalì per altre evoluzioni e si schiantò al suolo ferendosi gravemente.

 

Ed eccoci alla seconda fatidica giornata della Riunione aviatoria riminese, giovedì 31 agosto, raccontata minuziosamente dal giornale riminese La Riscossa: "alle 16 e 45 per primo si lancia nell'aria Deroy col suo biplano e compie un volo di oltre venti minuti, raggiungendo l'altezza di 700 metri. Maffei, maestro della Scuola d'Aviazione di Milano, sale e, dopo aver compiuto bellissimi virages all'altezza di circa 150 metri, atterra tra gli applausi del pubblico. Sale di nuovo Deroy compiendo le splendide evoluzioni a circa 400 metri. Ed è la volta di Manissero che domenica scorsa raggiunse in altezza 2070 metri e questa sera ha in animo di salire a 4.000 metri battendo il record di altezza".
Ma non basta battere un record per stupire. Ed ecco che alle tribune si presenta la bellissima Lyda Borelli, la diva del teatro drammatico e del nascente cinema muto, vera stella dello spettacolo italiano. Una stella che vuol salire in cielo. La folla esulta, gli applausi coprono il frastuono degli aeroplani. Sì, è vero, la
Borelli sale con Manissero. Tutta bardata da pilota, con un caschetto che ricopre le sue bionde chiome e con un paio di occhialoni ed una goffa tuta, non ha paura di nascondere la sua femminilità. E' una donna moderna, spregiudicata, coraggiosa. Vuol provare l'ebbrezza del volo e si accuccia sul traballante monoplano.
Foto, lampi al magnesio, strette di mano, la banda che suona, grida di incoraggiamento della folla, anche se di incoraggiamento la Borelli non sembra proprio aver bisogno: Manissero è un pilota provetto, il più esperto tra gli italiani che andavano seguendo le orme di Wilbur Wright tentando di far diventare quelle strane macchine dei veri e propri mezzi per veleggiare sicuri nello spazio.
Ancora le cronache: "Manissero e la Borelli si slanciano in cielo tra gli applausi del pubblico. Gli applausi si ripetono quando, venticinque minuti dopo, Manissero, che ha raggiunto gli ottocento metri di altezza, discende felicemente".
Un'emozione davvero unica, così come avrà modo di raccontare la diva qualche tempo dopo: "volavamo a 800 metri .. a un tratto parendo al mio compagno che il motore non funzionasse perfettamente, fece per ridiscendere a volo planè. Sentì che lo squilibrio del peso pareva notare in quella manovra tutta la sua gravità, ed il pericolo che incombeva su di noi. Il mio compagno, con un sorriso che non potrò dimenticare, mi chiese se avevo paura: risposi di no. Riprovò una seconda volta; una terza ... inutilmente. L'apparecchio, anziché scendere ubbidiente, minacciava di capovolgersi. Ho la perfetta sensazione di quel fatto e ne riprovo tutta l'intensa emozione. Dopo molti giri si toccò terra. Gli aviatori che si erano stupiti della nostra audacia per aver noi preso posto in due su di un Bleriot per una persona, ci dichiararono che più di una volta avevano avuto la sensazione di vederci precipitare."
Venticinque minuti di veleggiamento sulla costa, sul mare, sull'incantevole entroterra riminese. Un po' di paura, molto coraggio, tanto pubblico, tanti applausi.
"E non credete che sia meglio lasciar codeste sensazioni agli uccelli?" chiese alla diva lo scrittore Ferruccio Luppis Luppis: "Oh, no! La vita è tanto sciocca e uniforme che non vale la pena di vincolo, se togliamo a noi stessi il piacere di sentirci vicino il pericolo della sua fine". Il clima dannunziano aveva avvolto anche la riviera e suoi ospiti. Un pericolo da poco, in fondo. Manissero è bravo, gli aereoplani sono ormai macchine perfette ed il cielo, come il mare, è un sogno a portata di mano a cui non si può rinunciare.
E ancora foto, strette di mano, baci, bottiglie di champagne che benedicono gli entusiasti ammiratori della Borelli.
Ma lo spettacolo non è finito. Manissero s'innalza di nuovo, solo. "Facendo soverchia fidanza colla docilità dell'apparecchio, intraprese dei virages come quelli con cui aveva elettrizzato il pubblico nella domenica precedente. Ma, in una di quelle discese, per risalire, l'ascensione fu riattaccata troppo tardi e .... il monoplano urtò carrello ed elica nel rialzo della pista. Poi, con una rapidità fulminea, si vide a pezzi l'elica e fracassarsi tutto l'apparecchio."
Manissero è caduto! Il suo aereo è distrutto! "Un urlo angoscioso uscì da tutti i petti; una parte del pubblico restò immobile nella costernazione; un'altra parte, scavalcando i ripiani, si precipitò verso l'aeroplano, quando, con inesprimibile gioia di tutti si vide l'aviatore uscire a carponi da sotto i rottami."
E' salvo. è salvo! "Ma fu gioia fugace, perché rialzatosi appena, fu dovuto sorreggere perché privo di sensi. Aveva il volto insanguinato, faceva sangue dalla bocca e, portato a braccia su una automobile, ... lasciava l'impressione che le sue condizioni fossero disperate".
Fortunatamente non fu così e lo spericolato pilota se la cavò con una bella serie di fratture. Tutto rotto, ma vivo. Anche se non poté partecipare al
Circuito aereo Bologna - Venezia - Rimini - Bologna organizzato dal Resto del Carlino del 17 settembre 1911.

Le cronache balneari riminesi non dedicarono più alcun cenno all'ardimentosa Lyda Borelli, nè di lei, da quel momento, s'ebbe più traccia a Rimini. Quando Manissero s'era schiantato al suolo doveva esserle sparito il sorriso sbarazzino che aveva sfoggiato nella sua escursione aviatoria e, certamente, ritornando a villa Lyda per rifocillarsi e per scongiurare per lo scampato pericolo, doveva essersi anche un tantino affievolito il sentimento che la legava a quegli incoscienti "novelli icari". Tantè che qualche anno dopo, incontrato il poco sportivo e molto cinematografico Conte Vittorio Cini, lasciò le scene per accasarsi definitivamente a Venezia.
Nei suoi ricordi Rimini e la Riviera s'associavano di certo a quello scampato pericolo. A quel tuffo in cielo del 31 agosto 1911

 

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